1. L'epigramma: definizione; breve storia del genere in Grecia e Roma; la tradizione degli epigrammi greci e latini


Camillo Neri / Federico Cinti



a) il genere più antico e longevo (dalle prime attestazioni di un alfabeto occidentale a oggi).

b) l’occasione reale: intento commemorativo e dedicatorio (di 900 epp. CEG, la metà sono funerari e quasi 400 anatematici).

c) il metro: esametro dattilico (pentametro, trimetro giambico, altro); distico elegiaco (dal VI-V sec. in poi).

d) i primi esempi: il ‘Vaso del Dipilo’ (CEG 432: 740-725 a.C.) e la ‘Coppa di Ischia’ (CEG 454: 735-720 a.C.); la dedica cipselide per la statua aurea di Zeus a Olimpia (FGE 92, p. 397s.: ante 582 a.C.) in distici elegiaci; anonimato, semplicità-brevità, hic et nunc.

e) l’epigramma classico: dai valori della pólis al destino individuale; gli Spartani delle Termopili (GVI 4), Simonide per Megistia (FGE 6, p. 196), Euripide per i caduti di Salamina (FGE 1, p. 156), la riflessione gnomica (CEG 487).

f) le raccolte epigrammatiche, sillogi, libelli, antologie: gli epigrammi pseudoepigrafi (Anacreonte, Simonide, Platone, Erinna), la Atthís di Filocoro (in. III sec. a.C.), la raccolta katà póleis di Polemone (fine III sec. a.C.), gli epigrámmata Thebaiká di Aristodemo; Callimaco; Asclepiade, Posidippo (P. Mil. Vogl. VIII 309, P. Lit. Lond. 60), Edilo; Nicarco (P. Oxy. 3725: i titoli); il P. Oxy. 662 e il caso di Aminta, Meleagro (80 a.C.), Filippo (40 d.C.), Agazia (VI sec. d.C.), Costantino Cefala (IX sec. d.C.); l’Anthologia Palatina (980 d.C.: la struttura tematica e le appendici) e la Planudea (1299: i 388 epigrammi raccolti da Massimo Planude).

g) l’epigramma ellenistico: l’irrompere della letteratura e la fioritura di tematiche; la soggettività e l’aumento delle dimensioni (verso l’elegia); eleganza e dottrina.

h) l’epigramma ellenistico: la scuola peloponnesiaca (realismo popolare, pessimismo cinico, attenzione agli umili e ai piccoli, forme barocche: Leonida, Anite, Mero, Nosside, Perse, Simia, Mnasalce, Teodorida; cf. Leon. AP VI 13, VII 472, 726, Noss. AP V 170); il caso di Teocrito e la scuola ionico-alessandrina (éros, vino, mimo, eleganza e oligostichíe: Callimaco, Asclepiade, Posidippo, Edilo; Callim. AP VII 80, XII 43, Asclep. AP V 210); i ‘doristi’ antimacedoni e filospartani (Dioscoride, Alceo, Damageto, Timne; Dioscor. AP V 55, Alcae. Mess. AP IX 519); la scuola fenicia (‘mollezza’ sentimentale, ricercatezza e barocchismo, pointes finali: Antipatro Sidonio, Meleagro, Filodemo, Archia; Antip. Sid. AP VII 6 ~ EG 1084a, Meleag. AP VII 476, Philodem. AP XI 44).

i) l’epigramma ‘romano’: l’età augustea (Filippo, Crinagora, Antipatro di Tessalonica, Antifilo, Marco Argentario; Antip. Thess. AP IX 26, Marc. Arg. AP V 63); l’età neroniana (l’epigramma scoptico: Lucillio, Nicarco, Leonida Alessandrino; il nuovo Nicarco); da Traiano all’età bizantina (Stratone, Rufino, Pallada, Gregorio di Nazianzo; Rufin. AP V 94).

h) l’epigramma bizantino: Agazia di Mirina, Paolo Silenziario, Giuliano Egizio, Macedonio di Tessalonica (Paul. Sil. AP V 252)

i) l’epigramma rinascimentale: Giano Làskaris (1445-1534) (Lask. Epigr. 47 Mesch.)